(da “S. Domenico Abate Protettore di Cocullo” del Sacerdote Adolfo Angelucci)

Cocullo costituiva, per la potenza di Roma, l’ultimo baluardo militare del Lazio, come si legge nello storico Strabone. Quindi il paese, con le zone limitrofe, era sede dei servizi logistici dell’esercito romano impegnato per la conquista di Corfinium. Naturalmente, con la loro prolungata permanenza, i romani introdussero, fra i locali, i loro usi, costumi e tradizioni pagane. Una di queste tradizioni consisteva appunto nell’offrire ai primi tepori primaverili, alla Dea Angizia, un omaggio di serpenti vivi come rito propiziatorio. Tale usanza è rimasta radicata tra i cocullesi anche nel periodo in cui venne San Domenico.


Dopo i molteplici miracoli e portenti straordinari operati dal Santo nel liberare i cocullesi dalle morsicature di vipere e serpenti velenosi, nel far uscire dallo stomaco delle persone serpenti che vi erano penetrati, quella usanza pagana fu trasformata dai cocullesi in un rito di religioso omaggio cattolico a San Domenico, come atto di filiale gratitudine al Santo che tangibilmente e praticamente si era dimostrato, al contrario della muta ed inerme Dea Angizia, liberatore dalle tristi conseguenze del veleno dei serpenti. Alla Chiesa Cattolica, che non disdegna di venerare Sant’Antonio, che a Rimini parla ai pesci a dispetto della sordità spirituale umana, e un San Francesco che conversa dolcemente e affabilmente con gli uccelli, conviene anche San Domenico che, proteggendo dai morsi dei serpenti, aiuta a liberare le anime dagli assalti del serpente infernale, eterno nemico di Dio e dell’uomo.




Da centinaia e centinaia di anni quell’omaggio viene ripetuto in Cocullo ogni primo Maggio, quando, all’uscita della Statua dal Santuario per la Processione, i Serpari si stringono attorno a San Domenico per offrirgli i numerosi serpenti catturati nelle zone circostanti il paese.

Ormai la fama di questa antichissima tradizione ha sorpassato i confini dell’Italia perché i moderni mezzi di comunicazione hanno fatto conoscere a tutti ed in tutti i continenti la simpatica tradizione religioso-folkloristica che onora tanto la Chiesa e l’Abruzzo, e che ogni primo maggio richiama a Cocullo migliaia di pellegrini e forestieri da ogni parte del mondo; senza ricordare i numerosi altri che durante l’anno ininterrottamente vengono a Cocullo per ottenere grazie da San Domenico oppure per ringraziarLo di quelle che hanno già ottenute.



